Albamarina

Mario Notaroberto dopo anni all’esterno è tornato a prendersi cura dei vigneti e della terra in Campania. L’amore per il vino lo ha portato anche a collaborare con la facoltà di Agraria di Milano, per scoprire i vitigni autoctoni del Cilento che lui coltiva da cui produce vini bianchi e vini rossi eccellenti quali Valmezzana Cilento Fiano D.O.P. e Primula Fiano I.G.P. Paestum.

Mario Notaroberto, un imprenditore carismatico, è l’anima di questa azienda. Residente nel Lussemburgo ha investito con i suoi familiari nella sua terra d’origine, la Campania.

L’azienda Albamarina si trova in provincia di Salerno, tra Centola e Foria, nel Sud Italia, in media collina, ad un’altitudine di circa 300-350 metri sul livello del mare, perfetta per i vitigni tipici di questa zona come Aglianico e Fiano.

Qui il paesaggio è unico al mondo e dà l’idea che la storia incontri la natura, offrendo a chi l’osserva: costoni rocciosi, un fiume che sembra incastonato, il Lambro, che scorre placido tra rupi scoscese, ed il blu acceso dell’incontaminato mare di Palinuro fa da sfondo a spiagge nascoste dalle calette sabbiose, grotte marine, archi naturali, torri saracene e antichi fortini usurati dal tempo.

I 24 ettari di proprietà, protetti alle spalle dall’imponente mole del monte Bulgheria, sono stati destinati a diverse colture: 10 ettari alla viticoltura, ed i restanti ad uliveti e all’ortofrutteti. La produzione è di circa 25.000 bottiglie prodotte annualmente in diverse etichette: due vini bianchi: Valmezzana Cilento Fiano D.O.P. e Primula Fiano I.G.P. Paestum entrambi Fiano in purezza, due vini rossi: Agriddi Aglianico D.O.P. Cilento e Futos Aglianico I.G.P. Paestum , ed il Maricinè un rosato di Aglianico I.G.P. Paestum.

Le uve che vengono utilizzate in cantina hanno una lunga storia nella regione campana, e negli ultimi anni, stanno godendo di un aumento d’interesse, grazie al fatto che le regioni vinicole del sud italiano stanno investendo nella modernizzazione delle tecniche e delle attrezzature per la vinificazione, nonché nel desiderio, come quello della famiglia Notaroberto, di rivitalizzare le varietà autoctone e classiche.

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